Post in evidenza

LA KICKBOXING A CATANZARO: L'INIZIO

Il 29 gennaio del 1985, presso il palazzetto dello sport di Catanzaro, si svolse la prima manifestazione di Kickboxing nella città capoluog...

venerdì 2 novembre 2007

LA SOLITUDINE DELL'ARTISTA MARZIALE

Ci sarà un perché abbiamo scelto di praticare le Arti Marziali o gli sport da combattimento. Attività sportive particolari già di suo ma anche individuali. Ho spesso riflettuto, avendone modo ed ispirato dall'osservazione su me stesso e gli altri praticanti di queste discipline e di quasi tutti gli sport individuali, una differenza caratteriale con chi svolge uno sport di squadra.

L'artista marziale e il praticante di sport da combattimento forse è ancora più solo di qualsiasi altro praticante di sport individuali durante il suo svolgimento.

Questo non vuol dire che l'atleta in questione è un asociale..Anzi, il contrario.

Ma quando si sale su un ring o su un quadrato ma anche quando si esegue una forma, l'artista marziale è solo e può fare affidamento esclusivamente sulle sue capacità tecnico/atletica, al massimo sui consigli del suo coach.

E' la solitudine dell'artista marziale che in sé è anche affascinante.

Alcune volte può essere terribile, ci vuole tanto sangue freddo.

A proposito...l'altra sera (anzi notte) ho visto un film nemmeno troppo recente: "Yakuza". Uno dei suoi protagonisti ad un certo punto della storia decide di impugnare la katana per aiutare un suo amico. Nel film è un esperto della spada giapponese e l'attore che lo interpreta è bravo nel maneggiarla e credo che abbia partecipato anche nel noto film "Black Rain" con Michael Douglas. Il suo nome è Ken Takakura.

Arriva il momento in cui il nostro personaggio, nel film, deve affrontare diversi avversari armati e con una logica da combattimento possibile (nel senso che nella realtà un vero esperto della katana può sopravvivere e uccidere diversi contendenti) li sconfigge.

Quanto era solo quest'uomo... e quanto lo saranno stati i grandi (per efficacia) Samurai. Tra i più noti Miyamoto Musashi.

I Samurai sappiamo benissimo che non sono esempi da seguire. Basta pensare al loro rituale del suicidio.

Erano però delle vere e proprie macchine da guerra ed in questo quasi perfette. Aiutati psicologicamente dal senso del distacco dalla vita proposto dal Buddismo Zen non avevavo paura della morte.

Il Samurai rappresenta benissimo il guerriero che affronta da solo con coraggio e sangue freddo il pericolo. La lama dell'avversario che sfiora il suo corpo. La decisione, il calcolo esatto di come e quando attaccare. E quando lo fa non può che essere perfetto pena la ferita o la morte.

Anche l'artista marziale o il kickboxer talvolta affronta questa solitudine ( certamente meno drammatica..) e la vince.

E quando torna a casa si chiede il perché abbia scelto questo sport e non un altro.

Misteri..



1 commento:

Anonimo ha detto...

Pratico kickboxing da 5 anni, e confermo il discorso sulla solitudine di chi pratica sport come le arti marziali o sport da combattimento.
Io mi sento di questo genere, poichè non sopporto che nello sport il successo/insuccesso non dipenda direttamente da me.
Se a calcio vinci o perdi è grazie alla squadra, e non si sa mai di chi è colpa.
Io preferisco assumermi le mie responsabilitià esclusivamente da me, fare si che i sbagli siano i miei e che il successo e la soddisfazione rimangano una cosa personale.
Nei spoer di squadra inoltre, spesso ci si da la colpa e si possono creare invidie.
Dopo una ripresa con un compagno, non esiste alcun rancore, ci si scambia una alta forma di rispetto e stima.
www.kickboxingsiulung.com